lunedì 18 giugno 2012




Adotta una freccia

    
"Si informano gli automobilisti di Modena e provincia che, con ogni probabilità, sul lato sinistro del volante delle vostre autovetture è presente una levetta atta ad azionare un meccanismo elettrico denominato "indicatore di direzione" (meglio conosciuto come 'freccia'). Ciò al fine di evitare al sottoscritto di dover continuamente fare riferimento alle discutibili doti morali della vostre congiunte."
Questo è il testo della campagna informativa: "Adotta una freccia", lanciata qualche giorno fa da me medesimo su facebook.
Quando ero ragazzino e vivevo sul suolo patrio (nel continete nero, alle falde del Vesuvio) si narravano le gesta di questo curioso popolo d'oltre cortina, ubicato tra Alpi ed Appennini, che pareva avesse la strana abitudine di fermarsi con il semaforo rosso (qualche ardito, smanioso di suscitare ululati di meraviglia si spingeva a dire che inchiodassero finanche con il giallo) e di non sostare mai in doppia fila (non come noi, popolo incivile, che ci apprestavamo a inagurare la quinta). Ebbene, come tutte le leggende, anche questa conserva un fondo di verità, ma al contempo ne esce, al confronto con la realtà, fortemente ridimensionata. Insomma, non è proprio così. O almeno non lo è più.
Certo, l'orda di barbari meridionali (in senso lato) indisciplinati, planata su queste terre nel corso del tempo, avrà certamente contribuito al deterioramento delle virtù stradali degli automobilisti autoctoni, ma non lasciamoci ingannare dalle apparenze. Il fatto è che quando gli spazi da sterminati si fanno angusti e le strade da deserte divengono brulicanti, il disciplinato e pedissequo rispetto delle regole tende a diventare un pò meno disciplinato e un pò meno pedissequo. Indipendentemente dalla terra che ti ha dato i natali. Perchè si ha un bel dire e un bel fare a guidare ligio e inquadrato quando la lamiera altrui resta ben distante dal tuo fianco e dal tuo deretano. E soprattutto quando le azioni dei conducenti delle autovetture terze cessano di essere paesaggio e divengono intralcio.
Ma torniamo a noi.
A mio parere la quasi estinzione dell'uso della "freccia" è il paradigma della decadenza della nostra società globalizzata e post-industriale. Frenate i sussulti di scetticismo e seguite il ragionamento: "L'indicatore di direzione" è la misura del nostro altruismo e del nostro rispetto per il prossimo nel momento in cui cessiamo di essere uomini e diveniamo automobilisti. E' 'per gli altri' che decidiamo di indicare la direzione verso cui intendiamo avviarci. Infatti noi, in teoria, sappiamo già dove vogliamo andare, senza che debba essere la freccia ad indicarcelo. Mentre non parcheggiare in divieto di sosta o non imboccare un controsenso può essere determinato esclusivamente dal timore di una sanzione che penalizzerebbe noi stessi, l'uso della "freccia" è un atto di amore gratuito verso il prossimo, che debitamente informato sulle nostre intenzioni, può regolare liberamente le sue in modo pacifico e tempestivo. E cosa ci leggete voi nel sempre più raro ricorso a questo strumento se non la metafora di una società in  cui l'unico valore che determina i comportamenti è la salvaguardia del proprio porcaccio comodo e gli altri si fottano?


4 commenti:

Jane (Pancrazia) Cole ha detto...

Io la metto la freccia.
Sono buona e altruista.

JAENADA ha detto...

Ti proporrò come Testimonial :)

Anonimo ha detto...

Io metto la freccia anche sulle rotonde, e persino quando esco dalla vietta di casa mia, che è a fondo chiuso. E pure se devo cambiare direzione in bicicletta.
Praticamente sono una fonte inesauribile di ammmòre universale. (Però se non togli subito dai commenti le parole di verifica, che ho dovuto riaggiornare sette volte perchè soffro di dislessia da monitor e non le distinguo, ti spezzo le braccine :D).

skeggia di vento ha detto...

Sperando che riesca ad inserire questo commento... posso solo dire che ogni volta che ti leggo mi innamora sempre di più delle tue parole. E oltre alle frecce io consiglierei un attento studio sulle rotonde