domenica 25 gennaio 2009




Chi è la mia vita?

Mi sono chiesto perché Beppino Englaro, come qualcuno del resto gli aveva suggerito, non avesse ritenuto opportuno risolvere tutto "all'italiana". Molti negli ospedali sussurrano: "Perché farne una battaglia simbolica? La portava in Olanda e tutto si risolveva". Altri ancora consigliavano il solito metodo silenzioso, due carte da cento euro a un'infermiera esperta e tutto si risolveva subito e in silenzio.
Mi chiedo perché e con quale spirito accetta tutto questo clamore. Perché non prende esempio da chi silenziosamente emigra alla ricerca della felicità, sempre che le proprie finanze glielo permettano. Alla ricerca di tecniche di fecondazione in Italia proibite o alla ricerca di una fine dignitosa. Con l'amara consapevolezza che oramai non si emigra dall'Italia solo per trovare lavoro, ma anche per nascere e per morire. Nella vicenda Englaro ritornano sotto veste nuova quelle formule lontane e polverose che ci ripetevano all'università durante le lezioni di filosofia.
Il principio kantiano: "Agisci in modo che tu possa volere che la massima delle tue azioni divenga universale" si fa carne e sudore. E forse solo in questa circostanza riesci a spiegarti la storia di Socrate e capisci solo ora dopo averla ascoltata migliaia di volte perché ha bevuto la cicuta e non è scappato. Tutto questo ritorna attuale e risulta evidente che quel voler restare, quella via di fuga ignorata, anzi aborrita è molto più di una campagna a favore di una singola morte dignitosa, è una battaglia in difesa della vita di tutti. E per questo Beppino, nonostante il suo dramma privato, ha dovuto subire l'accusa di essere un padre che vuole togliere acqua e cibo alla propria figlia, contro coloro che dileggiano la Suprema Corte e contro chi minaccia sanzioni e ritorsioni per le Regioni che accettino di accogliere la sua causa, nel pieno rispetto di una sentenza della Corte di cassazione.
L'unica risposta che ho trovato a questa domanda, la più plausibile, è che la lotta quotidiana di Beppino Englaro non sia solo per Eluana, sua figlia, ma anche e soprattutto in difesa del Diritto, perché è chiaro che la vita del Diritto è diritto alla vita. Beppino Englaro con la sua battaglia sta aprendo una nuova strada, sta dimostrando che in Italia si può e si deve restare utilizzando gli strumenti che la democrazia mette a disposizione. In Italia non esiste nulla di più rivoluzionario della certezza del Diritto. E mi viene in mente che tutelare la certezza dei diritti, la certezza dei crediti, costituirebbe la stangata definitiva all'economia criminale. Se fosse possibile, nella mia terra, rivolgersi a un tribunale per veder riconosciuto, in un tempo congruo, la fondatezza del proprio diritto, non si avvertirebbe certo il bisogno di ricorrere a soluzioni altre. Beppino questo sta dimostrando al Paese. Non sarebbe necessario ricorrere al potere di dissuasione delle organizzazioni criminali, che al Sud hanno il monopolio, illegale, nel fruttuoso business del recupero crediti.
E a lui il merito di aver insegnato a questo Paese che è ancora possibile rivolgersi alle istituzioni e alla magistratura per vedere affermati i propri diritti in un momento di profonda e tangibile sfiducia. E nonostante tutte le traversie burocratiche, è lì a dimostrare che nel diritto deve esistere la possibilità di trovare una soluzione.
Per una volta in Italia la coscienza e il diritto non emigrano. Per una volta non si va via per ottenere qualcosa, o soltanto per chiederla.
Immagino che Beppino Englaro, guardando la sua Eluana, sappia che il dolore di sua figlia è il dolore di ogni singolo individuo che lotta per l'affermazione dei propri diritti. Se avesse agito in silenzio, trovando scorciatoie a lui sarebbe rimasto forse solo il suo dolore. Rivolgendosi al diritto, combattendo all'interno delle istituzioni e con le istituzioni, chiedendo che la sentenza della Suprema Corte sia rispettata, ha fatto sì, invece, che il dolore per una figlia in coma da 17 anni, smettesse di essere un dolore privato e diventasse anche il mio, il nostro, dolore. Ha fatto riscoprire una delle meraviglie dimenticate del principio democratico, l'empatia. Quando il dolore di uno è il dolore di tutti. E così il diritto di uno diviene il diritto di tutti.
(R.Saviano)

Il Cardinale Poletto dice che "la legge di Dio è superiore a quella degli uomini".Ora,questo è vero,ma a un paio almeno di condizioni.Che si creda in Dio,altrimenti la frase è senza senso.Lo Stato infatti si deve guardare dal credere in Dio almeno quanto dal non crederci.L'altra condizione è che Dio sia senz'altro dell'opinione dell'arcivescovo:illazione di cui è lecito anche ai più fervidi credenti dubitare in parecchi casi,e in questo più robustamente.
I credenti hanno bensì nel loro Dio una guida superiore.Ma esattamente allo stesso modo i non credenti hanno nella propria coscienza una guida limpida,salvo scegliere di seguirla o no.Quando l'arcivescovo,in nome della propria interpretazione della volontà di Dio,invita apertamente il suo gregge,diciamo così,a farsi fuorilegge,compie un passo molto azzardato.Perchè tramuta un'opinione controversa - e nell'ambito della stessa Chiesa - in un dogma di fede,e perchè tramuta la coscienza personale in una coscienza collettiva gregaria.(....)
Il fatto è che si continua a chiedersi:"Di chi è la mia vita",e non ci si accorge più del gioco di parole della domanda.La stessa dichiarazione che la mia vita sia mia suppone che ci sia io da una parte,e la mia vita dall'altra.Che io non sia la mia vita,ma qualcosa d'altro - l'anima che mi sopravviverà? lo scimpanzè che fui e la tartaruga che diventerò? La domanda ha bisogno solo di rinunciare per un momento a quella minuscola preposizione "di". "Chi è la mia vita?".Il ministro,l'arcivescovo,il medico,il consigliere di Cassazione,il segretario del partito o il colonnello del Distretto? O io?
(A.Sofri,La Repubblica)

8 commenti:

Anonimo ha detto...

bisogna essere fieri di avere ancora, in un paese come l'Italia, guerrieri come Englaro. ecco come lo definisco: un guerriero. la sua lotta è la lotta di tutti. e se perde perderemo un po' anche tutti noi.

Antonia Storace ha detto...

E' questo il problema.L'Italia non si limita più a violare il diritto alla Vita.Ti nega anche quello ad una morte dignitosa.Emigrare,trasferirsi,cercare altrove,sembra essere diventata l'unica alternativa possibile.Ma cazzo,io vorrei costruirmela qui,nella mia terra,una famiglia.Studio,e studio tanto,perchè mi venga data la possibilità di un futuro migliore nel Paese che mi ha vista nascere,crescere,e diventare donna.O almeno provarci.

Perchè ci privano di tutto?

Un sorriso.Antonia.

la signora in rosso ha detto...

Un padre che fa questa battaglia perchè la volontà della figlia sia rispettata, e lo fa pubblicamente, dimostra un amore immenso e credo sia di una crudeltà inaudita fargli passare tutto quello che sta passando..... Purtroppo, questo caso da la possibilità al clero e a certi ministri (Sacconi) a farsi belli sulle disgrazie degli altri e a pontificare. Sono incazzata!

JAENADA ha detto...

@marlene: se quei politici che pontificano,servili e strumentali,sulla vita e sulla morte avessero la metà del senso civico e del diritto di Beppino Englaro,il nostro sarebbe un paese infinitamente migliore.

@antonia: Credo sia ormai evidente che la commistione tra Stato e Chiesa nel nostro paese abbia generato un perverso meccanismo di riconoscimenti reciproci teso ad alimentare il rispettivo potere sulle coscienze e conseguentemente sulla vita dei cittadini.
Illuminanti le parole di Diderot:
"Il Cristo ha detto: amate Dio con tutto il cuore, e il vostro prossimo come voi stessi: ecco la legge e i profeti. Aveva troppo giudizio ed equità per collegare la virtù e la salvezza degli uomini a parole vuote di senso. Cleobulo, non sono state le grandi verità a inondare le terre di sangue. Gli uomini si sono ammazzati fra loro soltanto per cose che non capivano punto. Scorrete la storia ecclesiastica, e vi convincerete che se la religione cristiana avesse conservato l'antica semplicità, se non si fosse preteso dagli uomini che la conoscenza di Dio e l'amore del prossimo, se non si fosse pasticciato il cristianesimo con infinite superstizioni che l'hanno reso nei secoli a venire indegno di un Dio agli occhi delle persone di buon senso; insomma se si fosse predicato un culto semplice di cui gli uomini avessero trovato i fondamenti nel cuore stesso, non l'avrebbero mai respinto, nè dopo averlo accolto si sarebbero messi a disputare tra loro. L'interesse ha generato i preti, i preti hanno generato i pregiudizi, i pregiudizi hanno generato le guerre, e le guerre dureranno finchè ci saranno i pregiudizi, i pregiudizi finchè ci saranno preti, e i preti finchè ci sarà interesse a essere tali."

Un sorriso.Jaenada.

@signora in rosso: la rabbia è un sentimento che provo anch'io ogni volta che penso ad Eluana,al padre e a tutti coloro che sono prigionieri di uno Stato che espropria il corpo al proprio unico possessore.

Antonia Storace ha detto...

Sei una fonte di conoscenza affascinante e inesauribile.

Un sorriso.Antonia.

maria rosaria ha detto...

saviano sa essere veramente commovente!

Spippy ha detto...

A volte, quando sono giù e tutto il mondo sembra girare storto e scontroso, vorrei poter prendere la mia vita, staccarla da me, e lasciare che continui così.. senza di me, senza i miei cattivi pensieri e le mie ansie e i miei scleri.

A volte però, quando sono felice, o perlomeno quando la felicità mi sembra possibile, vorrei prendere la mia vita e abbracciarla tutta, assaporarne ogni angolo e minuto, illudermi di poterla fermare a quel determinato gesto, raggio di sole o sorriso.

In ogni caso, triste o felice che sia, dimentico proprio quello che mi hai ricordato con questo post. Io non ci sono senza la mia vita, così come lei non c'è senza di me. E che mi piaccia o meno questa è una verità con la quale devo imparare a convivere. Proprio come con la mia vita.



Scusa se il mio commento esula da un fatto commovente e pregnante come quello di Eluana. Sono stata un po' egoista, me ne rendo conto.

JAENADA ha detto...

@antonia: sei una fonte inesauribile di linfa per la mia autostima :)

Un sorriso.Jaenada.

@maria rosaria: Saviano è "nu bbuono guaglione" :)

@spippy: "La via del dolore consente all'uomo di costituirsi integralmente come individuo per la semplice ragione che nessuno è sostituibile nel proprio dolore così come non lo è nella propria morte.La sofferenza fa apparire con evidenza la propria insostituibilità e perciò la propria individualità" (S.Natoli,L'esperienza del dolore).

Egoista?Non credo.Ognuno traduce nel proprio linguaggio e attraverso la propria esperienza le esperienze altrui.E' anche l'unico modo che ci è dato per cercare in qualche modo di condividerle.
L'importante è che nessuno cerchi di attribuirsi il diritto di determinare i destini altrui in base alle esperienze e alle convinzioni proprie.

Un bacio.