venerdì 22 maggio 2009




Agrumi color arancio


Henry era abbarbicato sull’albero. Raccoglieva mandarini estirpandoli con gesto secco e deciso dopo averne riconosciuto all’occhio i più meritevoli. Poi li lasciava cadere verso di me, posto in anelante attesa alla base della pianta. Nel brevissimo tragitto tra la mano di Henry e la mia maglietta piegata a involucro, dopo averne sollevato all’uopo il lembo inferiore così come avevo visto fare fin da bambino alle donne anziane del mio paese, il frutto pareva, con la sua scia profumata, un dono colorato partorito per me dal cielo azzurro sopra di me.
Le urla improvvise di un anziano signore che correva annaspando verso di noi mi riportarono velocemente ad una cruda realtà: la generosità, nel suo universale diffondersi, doveva aver escluso quel contadino dalla sua magica investitura. E soprattutto, cosa ancora più incresciosa, pareva averne escluso anche il grosso cane che, con latrato secco e greve, correva, molto meno annaspante del suo padrone,verso l’albero dei doni cui io e Henry attingevamo il frutto della terra (e del cielo).
Strinsi al petto gli agrumi color arancio (non li avrei mollati per nulla al mondo) e corsi verso la recinzione che dava sulla strada. Dalla cima dell’albero Henry, che si era avveduto del sopraggiungere del contadino e del cane, urlò con tutta la voce che aveva in corpo:
- " Frank,dove cazzo vaiiii? "
Non risposi. Al momento il fiato mi serviva per scopi più imminenti. Tra l’altro la domanda non mi parve molto sensata.
Giunto alla recinzione feci scorrere i frutti nello spazio tra il muretto, che provvidenzialmente terminava all’altezza del mio ventre, e la recinzione in ferro, che subito dopo scavalcai. Il grosso pastore tedesco una volta capito di come mi fossi posto ormai al di fuori della sua giurisdizione si avventò immediatamente sotto l’albero su cui si trovava Henry.
- " Brutto bastardo, mi molli così? " , urlò di nuovo Henry.
- " Che dovevo fare? Arrampicarmi sull’albero per consolarti? O dovevo farmi scannare dalla belva? ", gli risposi.
Il contadino, giunto oramai sotto l’albero, urlava all’indirizzo di Henry le più turpi minacce e i peggiori improperi. Il cane, in piena trance omicida, ed evidentemente eccitato dallo sbraitare del proprio padrone, abbaiava come un forsennato, con le zampe anteriori appoggiate alla pianta e con la bava che gli colava dal muso. Ma Henry non sembrava curarsene. La sua rabbia era tutta rivolta verso di me. Non riusciva a sopportare che io l’avessi lasciato da solo nella merda e avessi pensato solo a mettermi in salvo. Al contadino e al cane Henry rivolgeva solo qualche occhiata infastidita, probabilmente perché con tutto il chiasso che facevano non gli permettevano di sentire le mie risposte. Per lui il pericolo imminente era solo una infima subordinata rispetto a quello che più di tutto gli premeva e lo addolorava in quel momento: il mio tradimento. Dopo 20 minuti di discussione, io dal mio porto sicuro e lui dal suo angusto e scomodo appiglio sul baratro, Henry non accennava a placare la sua delusione e la sua rabbia. Ad un certo punto vidi sul volto del contadino (e del cane) appalesarsi prima l’incredulità e subito dopo la rassegnazione. Nessun sacrosanto diritto può essere riconosciuto, nessuna furia può rendere giustizia e soddisfazione, dinnanzi alla indifferenza. Per esprimere se stessi bisogna prima essere riconosciuti come esistenti. E il contadino e il suo cane, per Henry, non esistevano. Così, poco dopo, il vecchio e il cane, quasi nello stesso istante, volsero le spalle all’albero e si incamminarono mestamente nella direzione da cui erano provenuti. In quel giardino di frutti e di fiori, di profumi e di colori, non vi erano né uomini, né animali, né piante. Non vi erano né diritti lesi né frutti proibiti. Vi era solo la morte di ogni fiduciosa aspettativa.

(Jaenada)

8 commenti:

gaz ha detto...

Frank, ecco, sei uscito allo scoperto.
Henry credeva in te e si fidava di te, pur nella sua cruda e ruvida umanità.
Frank, ed ora?
Ora che farai?


(finalmente!)

maria rosaria ha detto...

è bellissimo! avevo letto qualcosa nell'angolino dove tieni nascosto questo bel lavoro... dovresti renderlo più visibile.
quanto all'indifferenza, è un'arma letale, solo che dovremmo imparare ad usarla come fosse cosa naturale, proprio come lo è stato per henry; all'occorrenza sarebbe di grande efficacia, per destinatario e mittente.
bacio

JAENADA ha detto...

@gaz: sarò un maledetto sentimentale,ma sentirti così partecipe delle vicende di Henry e Frank e soprattutto contenta della loro ricomparsa (uno spiffero di contentezza,ovviamente;non sto immaginandoti correre fuori casa urlante e a braccia levate :)),un pò mi emoziona.

@maria rosaria: le cose a cui si tiene si custodiscono con una certa gelosia e un certo pudore :)
Bacio

Alligatore ha detto...

Bello il pezzo e bella anche la foto. Ma di che luogo si tratta? se non sono indiscreto...

JAENADA ha detto...

Grazie.Il pezzo è mio,la foto no :)

desaparecida ha detto...

O.T. = Oggi pomeriggio in libreria mi è capitato Tom Cox tra le mani, "L'UOMO A VENTIQUATTRO ZAMPE"

"Si può essere maschi, adulti, eterosessuali e innamorati alla follia dei gatti? No. E Tom ci prova davvero, a sembrare un tipo qualunque tutto pub e rock, dissimulando le sue vere tendenze: coccolare qualunque entità miagolante gli capiti a tiro."

So che non dissimuli,ma marchi,il tuo punto di forza (e non una debolezza):
coccolare (farsi coccolare) dai felini....
Ma ti ho pensato lo stesso :)

buonanotte

Spippy ha detto...

Jaenada, non so.. a me ciò che ha fatto Frank non sembra poi così imperdonabile. "Tradimento" è troppo.. i tradimenti che fanno morire ogni fiduciosa aspettativa, purtroppo, sono altri.. o no?

JAENADA ha detto...

@desa: Hai fatto bene a pensarmi,sono poche le cose che mi individuano al pari dell'irrefrenabile amore per i gatti.Tra l'altro non vedo perchè dovrei dissimulare la mia passione al cospetto del mondo umano visto che l'oggetto della seduzione,nello specifico,umano non è :)

Bacio

@spippy: Anche Frank la pensa allo stesso modo.Ma le fiduciose aspettative deluse si misurano con il metro di chi le ritiene tradite.E il fatto che il "traditore" le reputi eccessive non fa che aumentare nel tradito la sua sensazione di vulnerabilità.
Ciò che noi riteniamo che gli altri ci debbano non si misura quasi mai con il metro dell'oggettività,ma con quello del desiderio.