lunedì 2 febbraio 2009




Candele


Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese,
dorate, calde e vivide.

Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.

Non le voglio vedere: m'accora il loro aspetto,
la memoria m'accora il loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.

Non mi voglio voltare, ch'io non scorga, in un brivido,
come s'allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.

(Costantino Kavafis)

15 commenti:

Antonia Storace ha detto...

Ci sono due giorni a cui non penso mai : ieri e domani.

Magari ci riuscissi davvero.Anche soltanto un pochino.

Il passato ti affossa.Lega le caviglie.Arruginisce le giunture.Impedisce la corsa.
Il Futuro non è che una proiezione di ciò che vorremmo essere e diventare.

Mi spaventano entrambi.


Un sorriso.Antonia.

Spippy ha detto...

Io vivrei circondata di candele colorate e profumate, magari alla frutta. Alla loro luce studierei, a costo di acciaccare la mia vista. Alla loro luce mangerei, magari davanti ad un caminetto accesso. Alla loro luce dormirei, perchè è una luce discreta e leggera. Alla loro luce farei l'amore, perchè la penombra rende l'intimità ancora più dolce.

Boh, mi sono uscite 'ste parole qua.

Un bacio.

JAENADA ha detto...

@antonia: Come direbbe un filosofo greco (o,nella sua versione riveduta e corretta,Luciano De Crescenzo): Il passato non esiste,in quanto non è più.Il futuro nemmeno esiste,in quanto non è ancora.E come può esistere il presente come separazione tra due cose che non esistono?
E,aggiungo io,come possiamo esistere noi nel "senza tempo"?
Per cui,fighiuzza adorata,quando soffri e speri,non ti crucciare.La cosa non ti riguarda. :)

Un sorriso.Jaenada.

@spippy: tutto molto tenero e romantico,mia cara.Se non avessi letto il tuo commento da Desa.
Messalina! :)

Luciano ha detto...

Ciao Jaenada,
Da qualche giorno ho un sogno e vorrei che diventasse realtà. Per questo ti chiedo di venire a leggere il mio ultimo post e fare qualsiasi cosa utile affinchè il mio sogno e forse il Tuo diventi realtà.

Ross ha detto...

E se invece fosse l'esatto contrario?
Voglio dire, se le candele accese fossero in realtà i giorni del nostro passato, già ardenti di vita, di esperienze, di ricordi, di emozioni indelebili? Se fossero quelle illuminate dalle piccole soddisfazioni che ci siamo presi, quelle dei sorrisi che ci hanno scaldato nei momenti di felicità, quelle brucianti per l'amore che abbiamo donato?
E se quelle in fila davanti a noi fossero tutte spente solo perchè ancora lontane dal grande incendio di passioni che ci brucia dentro? Se stessero solo aspettando con pazienza il nostro passaggio per acchiappare un alito caldo di vita, infiammarsi della nostra energia e alimentarsi grazie ai nostri sogni, speranze, sentimenti?

Forse lo scopo del nostro cammino vicino a queste candele è proprio quello di accenderne il maggior numero possibile, ogni giorno, e farle brillare più che possiamo.
Se riuscissimo a farne una traccia del nostro percorso, e magari delle luci per guidare nelle ore buie chi ci sta accanto, non credo che sarebbe una cosa tanto triste, arrivare all'ultima fiammella.

Ross ha detto...

P.S. So di essere insopportabile, ma Sally cantata da quella bestia da palco che è Vasco mi provoca sofferenze indicibili.
Ti posso consigliare la versione di Fiorella Mannoia? :)

JAENADA ha detto...

Se le fiammelle accese simboleggiano la nostra vita,le candele spente non possono che rappresentare il passato.Perchè il passato non è vita.E' ricordo di vita.
"Tutte le cose che ti hanno preceduto sono già morte,allo stesso modo soccomberanno quelle che verranno dopo di te" (Lucrezio).
Non credo che Kavafis intendesse le candele come qualcosa che possiamo accendere o spegnere,attraverso la forza della vitalità,con il nostro passaggio.Per il semplice fatto che le candele siamo noi,non qualcosa al di fuori di noi.O per meglio dire,sono la rappresentazione di noi,attraverso ciò che siamo stati o che ancora non siamo.

Non necessariamente queste considerazioni sfociano nella tristezza,come tu mi sembri temere.Al contrario.La presa d'atto del carattere tragico dell'esistenza,della fugacità della vita e del suo progressivo perdersi nulla toglie alla voglia di vita.A volte può essere più rischioso "l'ottimismo",che abbisogna di conferme continue e può essere quindi soggetto a delusione,di quanto non lo sia la consapevolezza dell'ineluttabilità del dolore e della perdita.Cosa possiamo temere se guardiamo negli occhi,con consapevole sfrontatezza,il nostro destino,anche nei suoi risvolti potenzialmente più tragici?

P.S. Anche alla luce di ciò lascerò "Sally" nella versione di Vasco,perchè tu possa attraverso le "indicibili sofferenze" prendere piena coscienza del carattere tragico dell'esistenza.Per cui fanculo il palliativo Mannoia.

Un bacio (non della morte,però) :)

JAENADA ha detto...

@ross: ho scordato la faccetta sorridente dopo il "fanculo" alla Mannoia.Non vorrei che la Fiorella e soprattutto Tu ve ne aveste a male. :)

Spippy ha detto...

Ah già, il commento da Desa.... beh...ehm...che dire... diciamo che condizione imprescindibile per fare l'amore alla luce delle candele è l'essere in calore.

Ecco.

E poi io, quando sono in calore, mica salto addosso alla mia preda con gli artigli sguainati come una gatta affamata...prima, con molta cura e dedizione, mi premuro di disporre ed accendere una per una tutte le mie dolci candele alla frutta. E' un "calore" contenuto il mio. Sì sì, proprio contenuto.







Basta crederci :D

JAENADA ha detto...

Non riesco a cogliere il perchè disporre candele alla frutta dovrebbe essere sinonimo di "temperatura" moderata.
Non avrai gli artigli sguainati della gatta ma i segni dei graffi sullo specchio li hai lasciati. :)





Ma io ti credo :D

gaz ha detto...

Ross, pur riconoscendo la bravura interpretativa della Mannoia, scusa ma non c'è paragone con Vasco e la sua energia, come d'altra parte Fossati interpreta con più intimo amore il suo I treni a vapore. Ma è sempre questione di gusti :)

Per quanto riguarda il passato con il suo carico di ricordi, è il calore che resta, sono le lacrime che hai pianto ... ed è base per la nuova speranza.

un abbraccio jaenada

Ross ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Ross ha detto...

E' vero, Kavafis non voleva pensarci come candele capaci di autoregolare la nostra fiamma, però a me qualche volta piace lasciar perdere l'intenzione delle poesie e ribaltarne il significato.
In questo caso forse l'ho fatto perchè in quella "tenebrosa riga" di candele "fredde, disfatte e storte" ho letto una punta di fatale rassegnazione. Magari a torto, ma ve l'ho letta. E siccome il tempo che abbiamo a disposizione non amo vederlo solo come una serie di rapidi instanti da guardar passare inerti e poi da rimpiangere, mi è riuscito più naturale immaginare che le candele che ci lasciamo alle spalle siano i giorni che siamo riusciti a riempire, le occasioni che non abbiamo lasciato stupidamente scappar via, gli attimi che abbiamo assaporato fino in fondo, anche se amari di sofferenza.
La vita che le ha viste accendersi è certamente passata, conclusa, superata, ma non perduta. Il suo ricordo, gli insegnamenti che ne abbiamo tratto, le emozioni che ci hanno formato, dentro di noi non si spengono mai del tutto.

La tristezza che potrei temere in realtà non credo sia la mia, perlomeno non in questo momento, ma piuttosto quella comprensibilissima che ho percepito nel brivido del poeta che non vuole voltarsi.
Resto convinta che per affrontare (e non necessariamente sfidare) il destino, o più semplicemente il futuro, sia indispensabile saper osservare con serenità quello che ci sta dietro. Se non abbiamo motivo di vergognarcene o di volerlo cancellare, non abbiamo nemmeno motivo di aver paura.


P.S. Sei veramente perfido. Così mi costringi a mettere a tacere l'audio del tuo blog. Tsk.


@Gaz: non ci sarà paragone, ma in questa canzone alla potenza di Vasco non riesco a non preferire la fredda bravura della Mannoia. Trovo che la sua voce e il suo modo di fare quando canta si accordino meglio al significato del brano (almeno a quello che gli dò io).
Ciao

Silvia ha detto...

L'estate scorsa feci anch'io un post con questa poesia! =D

JAENADA ha detto...

@gaz: Un abbraccio anche a Te :)

@ross: Capisco quello che vuoi dire e condivido.Ma resto comunque convinto che nella sofferenza e finanche nella rassegnazione (che a volte è una raffinata forma di orgoglio) ci sia altrettanta vita che nell'entusiasmo e nella voracità dell'attimo.L'importante è non lasciarsene travolgere.

@silvia: Che coincidenza.Purtroppo all'epoca non avevo il piacere :)