venerdì 30 gennaio 2009



Anche questa volta,in attesa che Henry e Frank tornino ad ispirarmi un nuovo racconto ne posterò uno vecchio che ho riletto proprio oggi.


The real world

L’indomani mattina, sul presto, infilai un paio di pantaloncini, una felpa, delle scarpe da jogging e mi avviai a passo di corsa verso casa di Henry. Volevo arrivare da lui prima che egli uscisse per venire da me. E infatti giunsi al suo appartamento che si era appena alzato dal letto. Henry mise il caffè sul fuoco e mentre preparava tazze e piattini, che trovò rovistando sotto una pila di stoviglie sporche che aveva tutta l’aria di essere lì almeno dalla Pasqua precedente, gli annunciai quella che lui aveva definito “la lieta novella”:ero stato a letto con Mildred. Henry accolse la notizia alla stregua di una vincita alla lotteria. Il sesso doveva avere per lui una valenza ancora più accentuata di quanto avessi capito fino a quel momento, tanto da riuscire a goderne anche per conto terzi. Mi parve addirittura di intravedere sul suo volto il tipico sorrisino ebete post coitum. Mi disse che aveva seriamente dubitato della mia eterosessualità, che ormai più nulla avrebbe potuto impedirmi di assoggettare il mondo ai miei voleri, che in fondo una bottarella a Mildred l’avrebbe data volentieri anche lui, che ovviamente lo diceva tanto per dire e che avrebbe bevuto il primo cognac del mattino alla mia salute. Liquidai con fare evasivo le sue domande sulle dinamiche dell’accaduto e gli diedi appuntamento per la sera.
Uscendo da casa di Henry pensai che ciò che era accaduto la notte precedente poteva davvero, come sosteneva lui, segnare una svolta nella mia vita. In fondo se il corpo, dopo tanto abulico assopimento, era riuscito a ritrovare un minimo di prospettiva e di vigore, probabilmente prima o poi anche il cuore sarebbe riuscito a rimarginare le ferite e ad uscire dalla gabbia in cui era rinchiuso da più di un anno. Del resto come dice un antico proverbio orientale: ”Anche un lungo viaggio comincia con un primo passo”. Ero stato per così lungo tempo a rimurginare sui perché e sui per come e non avevo capito che l’unico vero rimedio per uscire da malinconie ed angosce, era semplicemente ricominciare a vivere. Così riavviai il mio footing.
Dopo due soli isolati di corsa però, il tappeto di fiori e di stoffe damascate che si prospettava innanzi al mio cammino si trasformò velocemente in un pantano scuro e fangoso. Erano passati meno di dieci minuti dagli entusiastici aneliti di resurrezione, che il pensiero di Nadine e la scia di struggente malinconia che ne conseguiva tornarono ad accamparsi nella mia testa come il soldato giapponese che, abbandonato sull’isola deserta, non vuole saperne di lasciare le armi, anche di fronte all’evidente termine delle ostilità. Avrei potuto raccontarmi all’infinito che era il momento di voltare pagina e che non potevo perennemente agognare a qualcosa che non esisteva più, ma ciò non avrebbe mai convinto la parte più profonda e ingovernabile del mio essere. Per dirla con Flaubert: ”Ella era il punto luminoso verso cui tutte le cose del mondo convergevano”.
I miei pensieri furono però interrotti dalla improvvisa vista di Henry. Procedeva a passo spedito verso di me con un’aria imbufalita che non lasciava presagire nulla di buono.
- “Stronzo, bugiardo, frocio, caino....sei l’ominicchio più miserrimo che abbia mai conosciuto”.
- “Posso sapere il motivo di tali contumelie?”.
- “Non è vero che te la sei scopata!”.
- “Spero che tu non abbia avuto la faccia tosta di andarglielo a chiedere”.
- “Certo che no.Per chi mi hai preso? Gliel’ho fatto chiedere da Margaret”.
- “Sono commosso dalla tua manifestazione di fiducia nei miei confronti”.
- “Perché, vorresti farmi credere che è Mildred a non dire la verità?”.
Quella mattina avevo mentito a me stesso e ad Henry. Avevo voluto creare una realtà a immagine e somiglianza delle aspettative altrui e scevra dalle mie insormontabili angosce . Ma il mondo reale, nel giro di mezz’ora, mi aveva già severamente punito.

(Jaenada)

4 commenti:

Spippy ha detto...

Non ricordo che commento avevo lasciato l'altra volta, forse qualche cosa a proposito del jogging. Oggi mi sento di dire questo: che vorrei crearmi anch'io un'altra realtà.. e non a immagine e somiglianza delle aspettative altrui, ma delle mie. Perchè sono arrivata a un punto tale che io per prima faccio fatica a soddisfare me stessa e che le critiche più dure e intransigenti arrivano in primis proprio da me. Sai quel discorso, di un tuo post di qualche giorno fa, che si deve capire di essere un tutt'uno con la propria vita e che in qualche modo bisogna pur conviverci? Ecco, mi sa che in proposito rischio di essere rimandata a settembre.

Antonia Storace ha detto...

Già letto sull'altro blog!! ^_^

Ma è sempre un piacere leggerlo di nuovo.

Un sorriso.Antonia.

gaz ha detto...

Bello Jaenada,e come sempre fa riflettere.
E' inutile, per quanti tentativi facciamo, o meglio faccio, per assomigliare ad un'ideale di persona, più saggia, più razionale, insomma più, la vera natura ritorna subito a galla ed è il lato emozionale di me...
Henry non ne sarebbe contento!
Ciao

JAENADA ha detto...

@spippy: la china dell'intransigenza verso se stessi è irsuta e pericolosa.Innesca meccanismi vorticosi dove l'insoddisfazione regna cronica e sovrana e dove l'appagamento si mantiene a distanze costantemente invariate.Indulgenza e leggerezza a volte sono un atto di giustizia verso se stessi.E poi,siamo certi che l'interpretazione della realtà sia più ingannevole quando ce la raccontiamo piacevole rispetto a quando ce la raccontiamo severa?

Un bacio.

@antonia: grazie.Del resto se non mi segue con costanza il sangue del mio sangue....... :)

Un sorriso.Jaenada.

@gaz: In parte ti rimando al comma 1 (spippy) :) Henry,nel suo profondo,probabilmente sa che l'accettazione del proprio lato emozionale,con le sue fragilità,richiede molto più coraggio di quanto non ne richieda lo stabile riparo della razionalità.E se ne sta tranquillo al coperto.......

Un abbraccio