sabato 19 settembre 2009

Mondi perduti





"Tre cose mi son di grado......"



Il mio mondo comincia a perdere pezzi. C’è un momento nella vita in cui si comincia a fare i conti con la morte. Il fine vita cessa di essere un pensiero più o meno presente nel corso della nostra esistenza per divenire una realtà con cui si è costretti a confrontarsi. Platone diceva che in fondo la morte non ci riguarda: “Quando ci siamo noi non c’è lei e quando c’è lei non ci siamo noi” ed è difficile dargli torto. In realtà per chi come me ritiene che, con ogni probabilità, oltre la vita regni il nulla, non si muore a se stessi ma si muore agli altri. La mancanza di vita è cosa che finisce per competere esclusivamente a chi resta.
Qualche giorno fa è morto a me Salvatore, alias O’ Professore B.. La notizia mi è stata data da un mio carissimo amico, che mi ha informato memore della mia particolare simpatia per questa persona che ormai non frequentavo più da quando dieci anni or sono ho lasciato la mia terra natia.
Salvatore era un personaggio straordinario. In verità non ho mai capito se fosse davvero, così come tutti lo chiamavano, un Professore. Viveva dando lezioni private a giovani studenti ma non ho mai saputo che insegnasse in una vera scuola. Del resto dalle mie parti un titolo onorifico o accademico non si nega a nessuno e il suo uso consueto rivolto ad una persona nulla dice sulla sua veridicità. E in fondo perché ostinarsi al pedissequo rispetto di una verità se ci si può gratuitamente e innocuamente beare di una gradevole menzogna?
Salvatore aveva una sessantina d’anni, alto, magrissimo, con capelli sottili come spaghetti che portava tutti rivolti verso un lato della fronte e la barba di un paio di giorni quasi costantemente sul volto. Aveva un incedere elegante, misurato, in perfetta armonia con il suo esprimersi forbito, aulico, benché sempre accompagnato da un tono assertivo e perentorio.
Ricordo la sera del 21 Marzo 1994, giorno in cui Berlusconi vinse le sue prime elezioni, e il clima di mestizia che avvolgeva tutti i presenti nel comitato elettorale dei Progressisti (la tristemente nota “gioiosa macchina da guerra” di Occhettiana memoria). La speranza della prima vittoria della Sinistra italiana nel dopoguerra era appena svanita sotto i colpi dei consensi della neonata Forza Italia. Sulla soglia del Comitato incrociai il Professore e mestamente mi rivolsi a lui: ” Professò, abbiamo perso anche stavolta !”. ” Carne avvezza al patir dolor non sente! ” mi rispose con il piglio ironico di chi ne ha subite tante ma che in fondo ha caro il suo torto. E subito dopo, riavendosi alla vista del sopraggiungere di panini e bevande che dovevano sostenerci nella lunga notte dello spoglio (si votava anche per il comune), sentenziò: “ Ora però orientiamoci verso i generi di conforto ”.
Come tutti gli esseri umani anche il Professore aveva le sue belle contraddizioni. Il suo eloquio, il suo idealismo, la spiccata e naturale inclinazione al bello e al giusto contrastavano con quella che era una sua vera e spesso insana passione: il gioco. Nel corso degli anni aveva frequentato ogni sorta di Casinò e ogni genere di bisca clandestina del circondario. Memorabili i racconti avventurosi che era capace di trarne. Una Domenica andammo a pranzo in una Osteria tipica dalle parti di Pompei e anche grazie ai favori del delizioso vino novello Salvatore ci intrattenne con anedotti vari il cui pensiero ancora mi sollazza. Come il racconto di quella notte in cui dopo aver perso una grossa somma cominciò a vagare disperato nella notte non sapendo dove sbattere la testa. All'approssimarsi delle prime luci dell'alba pensò bene di andare a citofonare a casa di Nicola, suo grande amico, cardiologo e futuro Sindaco del paese. Il dialogo che ne seguì, nella sua apparente scarnezza e brevità, cela un mondo intero.
Quattro del mattino:
N. : “Chi è?”
S. : “A che ora passa o’ primmo treno dà Circumvesuviana?” (paventando propositi suicidi)
N. : ( con estrema tranquillità e naturalezza) “Devi andare alla Ferrovia dello Stato. Prima delle 6 la Vesuviana non passa”.
……….
N. : “Ommo’ ‘e mmerda, quanto hai perso?”.
Oppure come quella volta in cui aveva preso a frequentare una bisca nel Salernitano. Una sera giunto dinnanzi a quest’appartamento utilizzato per contenere i tavoli da poker e posto al pian terreno nel bel mezzo di un cortile circondato da case vecchie e malandate, aveva notato sulla soglia d’ingresso un anomalo raggruppamento di persone vocianti. Giunto in prossimità chiese cosa fosse accaduto e un signore gli rispose: “ No niente, è successa “nà chiacchiera” ”. Al che Salvatore sporse la testa all’interno della casa e scorse sul pavimento della sala un signore che giaceva lungo disteso a terra e con un buco da arma da fuoco nel bel mezzo della fronte. In quel momento capì che forse era il caso di smetterla con certe frequentazioni.
Allora riconvertì la sua passione per il tavolo verde nelle più tranquille e confortevoli serate natalizie in cui giocavamo a fare i “grandi” con affollatissime tavolate di “Baccarà”. Ho ancora nella testa le sue parole pronunciate con piglio fermo e professionale come il più navigato dei croupier: “ Da un quattro, da un sei ”…” Il banco ha nove, il banco vince ”….. “ Non c’è tempo ”.
Ci fu un periodo in cui fittammo un appartamento facendo una colletta e che usavamo a mò di ritrovo. Una specie di circolo ricreativo privato che avevamo denominato: ” Il cenacolo ”. Insieme a noi, più giovani, vi avevano partecipato oltre a Salvatore, anche L’Ing. Umberto K. e Gigino M. altri due personaggi di notevolissimo rilievo ed entrambi purtroppo prematuramente scomparsi. Le serate trascorrevano piacevolmente cuocendo la pasta direttamente nel sugo di pomodoro invece che nell’acqua bollente e canticchiando vecchie canzoni napoletane quasi sussurrandole. C’era una cura dei rapporti, un clima di partecipazione, un piacere della compagnia e della conversazione che raramente ho ritrovato. Ma il vero pezzo forte erano le serate in cui si andava a cena tutti insieme in qualche trattoria tipica o in qualche osteria. Non a caso il motto di Salvatore, che aveva mutuato da Cecco Angiolieri, era : “ Tre cose mi son di grado: la donna, la taverna e il dado ”. Tra una parmigiana di melanzane e un piatto di salsicce e " friarielli " si discorreva passando con disinvoltura dalla dialettica Hegeliana al pettegolezzo politico paesano, dalla sconfitta di Corradino di Svevia nella battaglia di Tagliacozzo al culo tornito della cameriera, da Tacito e Terenzio al piede sinistro prensile di Maradona.
Oggi tutto ciò vive solo nei miei ricordi.
Eh, maledetta Natura, che tutto uccidi per poter continuare a vivere e per perpetuare all’infinito il tuo effimero splendore! Ancora Platone: ” Non è per Te che questa vita si svolge, ma sei tu piuttosto ad essere generato per la vita cosmica ” .
Addio Salvatore.


(Jaenada)

16 commenti:

desaparecida ha detto...

Ciao....nel mio giro di notte insonne ero passata a salutarti..

Mi spiace per questa tua parte di ricordi che poco potrà attingere dalla realtà adesso...

Sentire questi ricordi e viverli mentre non ci si trova nello stesso contesto deve essere strano,succede anche a me quando mi scivolano pezzi di vita di persone con cui nn condividiamo più il quotidiano (inteso come contesto).

Sai è il quasi terzo commento che ti scrivo (credimi il primo molto più lungo,ma forse nn adeguato,ho preferito cancellarlo)vorrei dirti delle cose che mi risulta difficile esprimerti anche perchè nn vorrei essere nè pedante nè saccente.

Lo sai?
Leggendoti ho sentito una forte razionalità che si scontrava con un sommerso molto più passionale di quanto appaia.

......................................................l'ho detto.......................................................

Credimi nn vuole essere assolutamente un giudizio,solo che è 3 volte che cerco di scriverti e rileggendoti la mia sensazione è sempre quella!

E' la notte che gioca brutti scherzi

...ora mi sento imbarazzata ,ma ti mando lo stesso qsto stupido commento mentre io mi sotterro stile struzzo.
Ecco lo struzzogatto sono diventata! :)

Un bacio della buonanotte

(per la cronoca sono le h 2.40)

JAENADA ha detto...

Se la tua sensazione è riferita a ricordi,persone,nostalgie,sentimenti,allora è assolutamente centrata e il panegirico di cautele,tentennamenti e timori di essere mal compresa è sicuramente superfluo :) Conosco i miei limiti e so bene che il mio pudore,quando affronto temi che mi scuotono nel profondo,mi impedisce di esprimermi con la voce del cuore e mi lascia come unica fonte di comunicazione la ratio,l'iperbole,il paradosso o addirittura la mera cronaca.In tutto quello che ho scritto non c'è quasi nulla di ciò che realmente sento,fatto salvo forse il fatto di averne scritto.
Se invece ti riferisci agli aspetti spirituali,religiosi,ultraterreni allora posso dirti che confermo assolutamente tutto ciò che ho scritto e che queste sono,in versione molto ridotta,le mie convinzioni.

Grazie per i quasi tre commenti,per il tempo che mi dedichi anche ad ora tarda e per il privilegio che mi concedi nel leggerti,commentarti e "ospitarti".

Bacio.

(Per la cronaca sono le 7.59)

gaz ha detto...

So quanto sia difficile esprimere, dire!
Il dolore non ha bisogno di parole difficili, di concetti, ragionamenti.
Il dolore si vive appieno, la mancanza resta.

Jaè, ti sono vicina

desaparecida ha detto...

Il mio “il panegirico di cautele,tentennamenti e timori di essere mal compresa “
è stato forse superfluo,ma mi dispiaceva nn esprimermi adeguatamente proprio in un post del genere.

E si mi riferivo esclusivamente al modo in cui ci hai fatto partecipe di questo pezzettino della tua vita,no ad altro,assolutamente.

Centrata sull’effetto che avevano le tue parole,ho omesso l’unica cosa degna realmente di nota :

Mi dispiace,sinceramente.

PS=Mi hai spiazzato con il tuo “per la cronaca” :)

Buon sabato….

Anonimo ha detto...

ciaojaenada..chissà se ti ricordi d me..qulche mese fa bazzicavo sempre nel tuo blog..ora sono tornata..un bacione...

JAENADA ha detto...

@gaz: E'assolutamente vero ciò che dici Gaz,ma comunicare è una forma di sublimazione e farlo in modo esaustivo allevia un pò anche il dolore.
Grazie.

@desa: Tesoro,non so se hai notato,ma alla fine del mio panegirico sul tuo panegirico ho piazzato una faccina sorridente.Mi divertiva e un pò anche inteneriva la tua (proverbiale) delicatezza e ritrosia nel voler dire qualcosa che si annunciava come sconvolgente (ah,la tua grazia...:)) e che invece.......lo era (per il tuo abituale tatto,almeno) :)

Buon sabato anche a Te.

Un bacio (Per la cronaca:fondente)


@alfie: E certo che mi ricordo.Se scorri un pò la pagina e guardi sulla destra il tuo nome è ancora in bella mostra nella lista degli "eletti" :)
Bentornata nella blogsfera (del resto non avevo dubbi,questa è una droga alla quale è difficile sottrarsi a lungo :))

desaparecida ha detto...

:)






PS=due tue "cronache" nello stesso post,che gradisco particolarmente.

Ross ha detto...

Vivere insieme a chi amiamo, onorare l'amicizia, sorridere insieme dei vizi, canticchiare di sè davanti a un pentolone di sugo al pomodoro. E dopo custodire i ricordi. Qui, sotto le nuvole.
Questo ci è concesso per natura, e questo mi sembra abbiate fatto tu e Salvatore. Esattamente questo.

Un caro abbraccio Jae.

JAENADA ha detto...

Grazie Ross,il tuo commento mi ha emozionato.Baci.

Vittoria A. ha detto...

Che bello il tuo racconto, mi hai fatto pensare a quanto sia unico Salatore e le persone che hai descritto. sono ricordi preziosissimi. Che comunque rimangono dentro di noi e si tramandano. Mi dispiace tanto.

maria rosaria ha detto...

caspita jae, mi metti quasi in difficoltà! mi sembra di poterlo toccare quel tuo cuore partenopeo, così fascinosamente sensibile! l'aria che respiro quando passo da queste parti è salubre.
credo che salvatore non potesse non lasciare il segno. non uno come lui in uno come te.
bacio fortissimo

JAENADA ha detto...

@vittoria: Si,erano unici.Almeno lo erano sicuramente per me.
Grazie per l'apprezzamento e per la vicinanza. :)

@maria rosaria: Grazie per le belle parole,le apprezzo molto.Sono entusiasta delle sensazioni positive che ricavi dal mio blog.
Un bacio.

Jane (Pancrazia) Cole ha detto...

Leggendo questo tuo post mi sono ritrovata a pensare:

1)Il Professore era un personaggio davvero straordinario. Uno di quelli che colorano la vita degli altri, ma la propria (forse) no.

2)C'era qualche donna a queste meravigliose serate in cui si passava da Hegel a Maradona o erano riservate solo agli uomini?

3)La pasta direttamente nel sugo???? Parliamone: ma come si fa? Ma come viene? Sono divisa tra lo schifo e la curiosità. Illuminami.

JAENADA ha detto...

1) Non direi.Ha vissuto la vita che voleva vivere,ha seguito il suo modo di essere.Con tutte le gioie,le frustrazioni,il divertimento e i limiti che questo comporta.

2)Donne? What's donne? :)

3)Sono passati più di dieci anni e non la cucinavo io anche se ho visto come si faceva.Per quel che ricordo si soffrigeva la cipolla,la si metteva in un pentolone che veniva riempito di passata di pomodoro e successivamente si aggiungeva la pasta allungando il tutto di tanto in tanto con acqua o con latte.La pasta si cuoceva direttamente nel pomodoro impregnandosi di sugo.Era buona.

giardigno65 ha detto...

una serie di ricordi cosmici !

Antonia Storace ha detto...

Qualche giorno fa è mancato mio zio,il fratello di mio padre ... Mi regalava sempre degli enormi orsi di peluche ... L'ho salutato,sperando che in qualunque posto si trovi ora,stia meglio di quanto non riuscisse qui,su questa terra,che gli ha portato solo patimenti.


Antonia.