martedì 7 luglio 2009





Il Kursk


Ibiza,Venerdì 3 Luglio. Sul palco del “Privilege”, la più grande discoteca d’Europa, donne e uomini fatti con il pennello danzano al ritmo ipnotico della chilhouse. Sulla passerella, che si protende verso la pista affollata da migliaia di persone, prendono posizione un uomo e una donna. La donna, volto, seni e glutei scolpiti da una natura generosa e dal notevole senso estetico, indossa solo un tanga striminzito e sandali dai vertiginosi tacchi. L’uomo, fisico da Big Jim e stazza da corazziere, ha intorno ai fianchi un ampio asciugamani rosso. Dopo essersi strusciati e dimenati a sazietà e aver mimato aggraziati amplessi, l’uomo, d’improvviso, discioglie il telo dai fianchi e appare nella più totale nudità. A un conteggio approssimativo però, le gambe risultano essere tre. Riconto con maggior cura. Sempre tre. Calma, in effetti ho ingerito una quantità di alcool ben al di sopra dei miei standard abituali (un bicchiere di lambrusco a pasto) e la cosa mi aveva già procurato nella prima fase della serata strane alterazioni percettive. E’ però notorio che chi è in preda ai fumi dell’alcool vede doppio e il tre, fino a prova contraria, non è divisibile per due (a meno di divisioni decimali che nel caso di specie mi paiono subito inapplicabili). Mi volgo allora verso una ragazza alla mia destra per chiedere lumi. Ma lei, con lo sguardo fisso sul palco, mi blatera, nel frastuono della musica, qualcosa in spagnolo di cui riesco a percepire solo quella che pare essere una invocazione a sfondo religioso, che tra l'altro mi sembra onestamente inappropriata al luogo. Il santo Dio andrebbe lasciato fuori da certe questioni terrene. Allora individuo dinnanzi a me un ragazzo partito insieme a noi da Modena. Protendo la mano sulla sua spalla, lui si volta e guardandomi esclama “Dio porco (pure?), che bega!”. Bega?...bega....bega....cerco con difficoltà di mettere a fuoco mentalmente il mio vocabolario Modenese-Napoletano...bega...bega...EEEHHHH? Riprendo fiato. A questo punto cerco, guadagnate le nuove consapevolezze, di affrontare la realtà in tutta la sua incresciosità. Eh si, perché quella “cosa”, nel frattempo, sembra protendersi verso di me quasi come a volermi indicare. Ho addirittura la sensazione che Big-Jim abbia in realtà tra le mani una sorta di telecomando con cui indirizzare verso la vittima predestinata, cioè io, quello che allo stesso tempo è Atto d’accusa e Severa sanzione. Tanto che da un momento all’altro mi aspetto che un faro mi illumini, che tutti si volgano verso me e mi obblighino ad abbassarmi i pantaloni. Cerco allora di distogliere lo sguardo, fingere disinvoltura, nella speranza che la minaccia smetta di incombere e passi a tediare qualcun altro. Ma niente, “la cosa” è sempre lì in tutta la sua sfacciata evidenza. Niente da dire, sono alle strette. Ma improvvisamente, il lampo di genio. Mi giunge in aiuto il mio omonimo Phelipe Jaenada. Nel suo “Il cammello selvatico” infatti, egli trae da un documentario su questi simpatici animali una lezione proficua. I maschi di questa specie quando combattono tra loro per la conquista del territorio e della femmina non lo fanno sulla base della forza virulenta del combattimento. A vincere non è colui che risultrebbe oggettivamente il più forte, ma chi si ritiene e si atteggia a tale. Chi può dimostrare a qualcuno che abbia perso se costui è assolutamente convinto di aver vinto? E' decidere la tua vittoria che ti fa vincitore.
Allora gonfio il petto (in mancanza d’altro...) e guardo con aria di sfida Big-Jim e la sua arma minacciosa. Ed e' proprio in quel momento che egli, probabilmente avvertendo le vibrazioni della vittoria che promanano dal mio corpo, si cinge di nuovo i fianchi con il telo rosso e ripiega mestamente verso il retropalco. L’ebbrezza del trionfo a quel punto si impadronisce completamente del mio ego. In tutta evidenza, l'ho schiantato. Allora mi protendo al di sopra della folla e gli urlo, impietoso: ”Ce l’hai piccolooo!”.
Sono certo che questa legnata non se la scorderà per un bel pezzo.

(Jaenada)

8 commenti:

Antonia Storace ha detto...

Ibiza è davvero il luogo della perdizione.Esserci stata una sola volta,a 18 anni per altro,mi ha segnata per la Vita :D


Un sorriso.Antonia.

Ross ha detto...

Hai capito il micione... noi qui a sgobbare nelle fatiche quotidiane e a struggerci per la sua mancanza, e lui a sollazzarsi a Ibiza in locali di dubbia fama con ambigue frequentazioni.
Chiamalo scemo! :p

JAENADA ha detto...

@antonia: E adesso segnerà anche la mia :)

@ross: Contesto la tua interpretazione. Anch'io mi sono strutto. :P

maria rosaria ha detto...

:))))) sono piegata in due dalle risate, acc.. a te!!!
bacio e bentornato!

gaz ha detto...

:-D))
Bentornato, caro!

la signora in rosso ha detto...

per fortuna il documentario sul cammello selvatico è servito! altrimenti sai la frustrazione ...

Lara ha detto...

Ma che risate!!!
Sei grande Jaenada :D
Ciao,
Lara

JAENADA ha detto...

@maria rosaria: :) Grazie.Bacio.

@gaz: :) Grazie cara.

@la signora in rosso: Ci si arrangia come si può :)

@lara: Grazie.Ciao Lara.