mercoledì 14 gennaio 2009




Memorie dal sottosuolo

La notte di Capodanno io e Henry decidemmo che ci saremmo fatti di coca. Henry aveva organizzato tutto. Il programma era che avremmo comprato la polvere d’angelo da un mafiosetto che conosceva lui e che bazzicava sulla Sunset Boulevard, che saremmo passati a prendere due squinternate, amiche di non so quale suo amico, per poi andare a non so quale festa, in non so quale locale, dove eravamo stati invitati non ricordo da chi.
Nadine se ne era andata da pochi mesi. Con il suo transito la mia esistenza era stata attraversata dalla Grazia. Ero stato sparacchiato oltre il limite dei limiti, catapultato nel mondo ovattato dei giusti, cullato dall’ardore, dilatato dagli spasmi, per poi essere risucchiato nuovamente nella mediocrità.
Scrive Dostoevskij: “ Quanto più forte era in me la coscienza del bene e di tutto ciò ch’è bello e sublime, con tanto più entusiasmo mi lasciavo sprofondare nel mio fango fino a impantanarmici completamente ”. Ed io in quel fango avevo deciso non solo di impantanarmici ma di rotolarmici, strofinarmici, inzupparmici, fino a ricoprire ogni lembo di ciò che restava del mio essere.
La notte di Capodanno andò come da copione. Coca, squinternate, festa, coca, sesso, coca.
Nel primo pomeriggio del giorno successivo, con evidente sprezzo del pericolo, Henry era già attaccato al campanello di casa mia.
- “ Eh Frank? Che nottatina che ti ha organizzato lo zio Henry, vero Frank? Di la verità, da quanto tempo non ti divertivi così? ”
- “ Da quando mi ruppi la gamba al primo superiore ”
- “ Si vabbè.....Ero strafatto ma non fino al punto di non vedere le grasse risate che ti facevi mentre tenevi la mano sul culo di Meredith ”
- “ L’unica cosa veramente divertente dell’episodio che mi stai citando, tu non l’hai vista. Non potevi vederla ”
- “ Cioè? ”
- “ Non hai potuto vedere la sensazione di disprezzo verso me stesso e verso quello che stavo facendo in quel momento. Non hai potuto percepire la spiacevolezza del toccare un corpo di cui nulla mi interessava e nulla mi attraeva. Non hai potuto notare quanto fossi umiliato e allo stesso tempo felice di andare così disgustosamente contro me stesso. Non hai potuto apprezzare quanto abbia rimpianto, ma allo stesso tempo assaporato, come mai mi era successo prima, ciò che qualche mese addietro avevo vissuto e che in quel momento non vivevo più. ”
- “ Sai una cosa Frank? Quando tra un po’ di tempo avrai smesso di punirti e ti risveglierai da questo delirio, Nadine continuerà a non esserci e io invece sì . Cosa c'è di così grandioso nel suo non esserci? E cosa di così ovvio nella mia presenza? ”.

(Jaenada)

13 commenti:

desaparecida ha detto...

Ehi lo sai che sembra scritto in modo diverso?
Davvero!

Che strana sensazione!

Cmq gli amici sono gli unici che restano quando sei solo e ti disprezzi e te ne vai anche da te stesso.

Vado a ritroso qua sotto,eh?

JAENADA ha detto...

Beh,lo credo.E' scritto sotto l'effetto della coca :)

A ritroso? Ti sbagli,mia cara.Sei in perfetto orario.Non è che alla fine la "stupefatta" sei Tu ? :))

desaparecida ha detto...

oggi sono decisamente "stupefatta"! :D

gaz ha detto...

L'assenza è incredibilemnte più pesante, dolorosa, totalizzate che non la scontata presenza quotidiana di chi ti è sempre accanto...

Ciao :)

Ross ha detto...

Alla prima riga mi è venuta in mente una battuta di non mi ricordo chi: Ho provato a sniffare coca, ma i cubetti di ghiaccio mi si sono incastrati nelle narici.

Ahahahahahahahahah!
Fa scompisciare no?
Ihihih... No?
Coff coff... ehm...

Ok, sparisco.

Antonia Storace ha detto...

Secondo me,gli amici,quelli veri,non sono quelli che ti stanno accanto nel momento del bisogno e del dolore.Ma quelli che gioiscono della tua gioia SENZA INVIDIA.Quelli che sanno davvero essere felici della tua felicità.

Un sorriso.Antonia.

Ps : che meraviglia i tuoi racconti ^_^

JAENADA ha detto...

@gaz: Ti rispondo con una poesia di Hikmet:
"L'assenza dondola nell'aria come un batacchio di ferro
martella il mio viso martella
ne sono stordito

corro via l'assenza mi insegue
non posso sfuggirle
le gambe si piegano cado

l'assenza non è tempo nè strada
l'assenza è un ponte fra noi
più sottile di un capello più affilato di una spada

più sottile di un capello più affilato di una spada
l'assenza è un ponte fra noi
anche quando
di fronte l'uno all'altra i nostri ginocchi si toccano."

Ciao:)

@ross: Sparisci? Dovrai tornare prima o poi!E allora si che ci faremo quattro risate!
:)

@antonia: che meraviglia la tua meraviglia!

Spippy ha detto...

A me questo Henry e questo Frank stanno sempre più simpatici. Non è che tu, caro Jaenada, potresti organizzarmi una sniffata collettiva in loro compagnia? ;)

JAENADA ha detto...

Hai intenzione di impiastricciarti un pò nel fango anche Tu? Nessun problema.Frank mi ha solo richiesto una tua foto ,così,tanto per vedere quanto somigli a Nadine.Dice che non si può mai sapere.
Henry invece vuole solo sapere sulle terga di chi,desideri mettere la tua mano mentre riderai grassamente.Escludendo quelle di Meredith,ovviamente. ;)

Spippy ha detto...

Dì a Frank che per la foto non c'è nessun problema. Che io somigli o non somigli a Nadine poco importa. Dal preciso momento in cui poserà i suoi occhi su di me, capirà di avermi sempre amata.
A Henry rispondi che la mia mano finirà dritta dritta sulle terga di Jaenada, per sculacciarlo dopo questa sua cavata demenziale ;)

A quando la sniffata dunque?

JAENADA ha detto...

Frank già ti ama.
Henry ha già la coca pronta.
Jaenada ha già i calzoni abbassati. :))))

Spippy ha detto...

Tra mezz'ora sono a Bologna. Da lì a Modena è un tiro di schioppo. Sto arrivando, le tue terga non prenderanno troppo freddo!!

JAENADA ha detto...

:)