lunedì 18 aprile 2011

A volte ritornano....claudicanti, ma ritornano.




Un pezzo d'uomo!

Sono svenuto come uno stupido. E a differenza della De Sio senza neanche il familiare e partenopeo conforto di casa Troisi. Anzi, in un freddo parcheggio di un centro commerciale padano e per giunta all'ora di chiusura. Certo, a voler guardare l'aspetto positivo della cosa, nessun passante indifferente mi ha scavalcato mentre me ne stavo disteso sul selciato. E quindi senza che nessuna telecamera a circuito chiuso riprendesse l'accaduto scatenando un dibattito sul "cosa siamo diventati" e sul perchè la diffidenza regni sovrana. Anche se volendo sottilizzare si potrebbe dire che ciò non si è verificato per il semplice motivo che di passanti non ve ne erano affatto. Ma non siamo qui a fare il processo alle intenzioni.
Anche se a ben pensare, visto come poi la cosa si è evoluta, probabilmente è stato un bene svenire in splendida solitudine. Conservo una certa ritrosia nel porre alla mercè del primo fesso di passaggio le mie debolezze, per giunta involontarie.
In caso di testimoni attivi infatti (pare che in giro ve ne siano ancora) avrei dovuto sommariamente spiegare la perdita di sensi come conseguenza di un improvviso e lancinante dolore lombare, avrei dovuto comunicare la mia temporanea impossibilità a mettere in atto molti dei più consueti e banali movimenti, dissuadere il cittadino civile e zelante dal voler telefonare al 118 e, soprattutto, avrei dovuto parlare. Sono ormai persuaso che esista un misterioso e insondato legame organico tra i cuscinetti intervertebrali e la lingua.
Non ne parliamo poi se fossi svenuto nel mio paese di origine. In poche frazioni di secondo il mio albero genealogico sarebbe stato passato al setaccio dagli astanti immediatamente accorsi, i miei familiari raggiunti in tempo reale da confuse e contraddittorie notizie che avrebbero svariato dall'indigestione al danno permanente (resta famoso l'episodio in cui si era diffusa la notizia in paese che un bidello fosse caduto nel fiume. Salvo scoprire, dopo allarmate telefonate a tutti i familiari di personale non-docente del circondario, che non trattavasi di bidello ma bensì di vitello), l'accaduto raccontato con dovizia di particolari dinnanzi a circoli e barberie.
Invece io me ne sono saggiamente svenuto in un cantuccio solitario dietro la mia auto e rialzatomi con fatica e stoica sofferenza, dopo aver ricomposto il telefonino che aveva perso i sensi insieme a me, ho chiamato mio padre e mio fratello. Così, dopo averli vincolati al segreto e a un sereno atteggiamento distaccato (mio fratello sopraggiunto sul luogo del disastro fischiettava guardandosi le unghie), ho lasciato che mi venissero a prendere e mestamente sdraiato sul sedile posteriore, come un sacco di patate inerte, ho abbandonato il luogo del ridicolo. Perchè si nasce, si muore e si sviene da soli.

(Jaenada)

3 commenti:

Jane (Pancrazia) Cole ha detto...

L'importante è che tu non ti sia fatto male, andando giù come una pera cotta, tutto solo soletto nel parcheggio. L'onore sarà anche stato salvo ma magari il setto nasale no O_o

Ora come stai? Spero ti sia ripreso.

Io da ragazzina svenni durante una fiera, in mezzo alla calca, con una suora che mi vide diventare bianca come un lenzuolo ma si limitò pragmaticamente a constatare "secondo me non sta molto bene" senza alzare neanche un dito per sorreggermi. Per fortuna due mie cugine mi portarono fuori dalla calca di peso.

JAENADA ha detto...

Sto discretamente, grazie.

Non questione d'onore fu (si capisce che sto guardando Montalbano? :)), bensì di pudore. Come diceva non ricordo quale filosofo: "Lo sguardo degli altri mi offende". Non gli perdono di potermi vedere come mai io potrò fare. Basterebbe questo per condannare al rogo dell'Inquisizione la pragmatica suora. L'omissione di soccorso è il meno :)

Lara ha detto...

Buona Pasqua, Jaenada!
Lara