giovedì 7 gennaio 2010

La vida que vendrà





La vida que vendrà


A Woody Allen, quando ascolta Wagner, viene voglia di invadere la Polonia. A me, quando ascolto questa canzone, vien voglia di applicarmi un barbone posticcio, infilare un basco con una stella sul davanti e partire alla liberazione del Sudamerica. (Per liberarvi del Cainano non fate affidamento su di me. “Ve lo meritate Berlusconi”). La prima volta che ho ascoltato “El pueblo unido” è stato alla Festà Nazionale dell’Unità alla Mostra d’Oltremare di Napoli nel 1976. Ero un bambinello alto un metro e una sciocchezza, un fringuello spaesato nel mezzo di in una folla oceanica tal quale alle foto del video. Gli Inti Illimani suonavano sul palco in fondo all’immenso piazzale della Mostra e io non riuscivo a vedere una beneamata. Ma, non appena partono le note del “Pueblo unido jamas serà vencido”, mio padre mi prende sulle sue spalle e mi si apre un mondo meraviglioso. Una distesa di pugni alzati a perdita d’occhio. Un’emozione indimenticabile. La prima volta in cui la sensazione di “fusione con il circostante” mi ha attraversato il corpo e l’anima.
La storia e l’esperienza ci insegnano che il popolo spesso è bue. Ammansito, plagiato, strumentalizzato, modellato, indirizzato. La componente cinica e prevaricatrice dell’animo umano individuale alla lunga si traspone anche nella sua proiezione collettiva che è costituita dal popolo, dalla massa, snaturandone la tensione ideale che negli occasionali stati di grazia la muove. La disillusione, propria o indotta, costituisce spesso la fase successiva. (Come direbbe Battiato: “Le barricate in piazza le fai per conto della borghesia che crea falsi miti di progresso”).
Ma c’è una fase, prima dell’involuzione, in cui il popolo è attraversato da una sorta di catarsi magica, emotiva, quasi alla stregua di un innamorato. Un momento in cui l’espansione del proprio essere raggiunge il culmine e in cui il mondo sembra aprirsi alla sua invincibile potenza. La bellezza generata da uno stato emotivo di esaltazione, dalla comunità di intenti, dalla nobiltà dell’ambizione di un mondo migliore , dall’emozione solidaristica, è spesso effimera come solo la bellezza sa essere. Ma ci fa più vivi e più Uomini un minuto di illusoria esaltazione ideale ed emozionale di quanto non facciano decenni di spietato e cinico realismo.

(Jaenada)

15 commenti:

Jane (Pancrazia) Cole ha detto...

Il post è perfetto così com'è. Niente da aggiungere.

Ross ha detto...

Inizia decisamente bene il nuovo anno, sul tuo blog.
Se non fossi per carattere così restia ad abbandonarmi a manifestazioni di affetto e di gratitudine appena più espansive di una pacca sulla spalla (nonchè inquietata dall'idea di provocare equivoci e scatenare le gelosie vendicative di Clio), ti darei un grande, gradissimo abbraccio. ;)

maria rosaria ha detto...

e certo è che nel loro infrangersi gli ideali, così profondamente e calorosamente condivisi, non potrebbero nuocere che ad un cinico realista.
bacio

riri ha detto...

..spesso mi assale questa voglia, combattiva, poi mi blocco, anche ai cortei (quei pochi a cui partecipo)..ma questa canzone, inno, mi fa ancora oggi rabbrividire..e come ti capisco, non può un popolo ribellarsi, questo, il nostro,forse ha ancora troppo...e troppo poco coraggio..

o.t. quando vuoi, quando vuoi:-)

cristina ha detto...

che bella...non sai quanto mi esalta!!!
VIVA la RIVOLUZIONE!
io sono pronta, ho già in bocca un sigaro cubano...dai, su!
si parte? :)

skeggia di vento ha detto...

purtroppo è vero. ci sono moti in cui ti immergi e sei quasi pronto a morire per parole che non sono neanche tue. sangue agli occhi, voce piena, mani bruciate dalla lettura...e poi puff... come se nulla fosse successo ti ritrovi seduto a guardare la gente scioperare canticchiando ricordi...

JAENADA ha detto...

@jane: Grazie Jane.Invece hai aggiunto molto.

@ross: Sono certo che tu sappia che scrivendo questo post ho pensato un pò anche a Te ;)

@maria rosaria: Gli ideali infranti (e quelli nascenti) nuociono sempre e solo ai cinici.Agli idealisti,nella peggiore delle ipotesi,ne introducono di nuovi.

@riri: Poco coraggio e soprattutto troppo anestetico.

@cristina: Una volta un amico mi raccontò che un suo vecchio amico (sembro Spatuzza) all'epoca in cui frequentava l'Università a Roma negli anni 60 organizzò una delegazione di studenti di Architettura per andare ad incontrare Che Guevara a Cuba.Quando lo incontrarono,presi dall'esaltazione del momento,gli dissero che erano pronti ad imbracciare i fucili per la Rivoluzione.Guevara li guardò qualche istante e poi gli chiese cosa studiassero."Architettura", risposero i ragazzi."Allora è meglio se ve ne tornate a studiare.La Rivoluzione lasciatela fare a chi la sa fare".
Ecco,io sarei per seguir il consiglio del "Che". Al massimo posso accompagnarti al seggio elettorale, se vuoi. :)

@skeggia: In fondo sembra un pò la metafora della vita.

Silvia ha detto...

Dì la verità, volevi conquistarmi con questo post ;P

Questa canzone fa venire i brividi anche a me, grazie per il buongiorno...

Quasi quasi metto anch'io il barbone ed il basco! :D

"De pie, cantar
el pueblo va a triunfar
millones ya,
imponen la verdad,
de acero son
ardiente batallón
sus manos van
llevando la justicia y la razón
mujer con fuego y con valor
ya estás aquí
junto al trabajador"

Hasta pronto compañero!

JAENADA ha detto...

@silvia: Perchè, non ti avevo già conquistata? :)

desaparecida ha detto...

Lo ammetto,ti avevo scritto un altro commento,il mio incontro speciale con questa canzone.
Ma era un di più fuori luogo,qui.

E' perfetto così questo post,da ascoltare,da leggerti e rileggerti.
Molto intenso.




(Io,eliminerei solo "illusoria" del penultimo rigo.
Ma è qualcosa che attiene me,non quello che tu scrivi,di cui ho capito il senso.
IO, in certi minuti di esaltazione ideale ed emozionale,mi sento più donna e più viva,ed in quei momenti non esiste l'illusorio.
Solo dopo guardando al passato si pensa alle illusioni,il presente quel minuto è solo vita.
E' un adesso,bellissimo)

(ok mi mordo le mani e vado via)

JAENADA ha detto...

Perchè fuori luogo? Mi piacerebbe conoscere il tuo "incontro speciale".

Antonia ha detto...

Perfetto.Assolutamente.Nelle parole attraverso le quali viaggiano le esperienze,molteplici e variegate,di chi,queste stesse emozioni,sia pure in anni e tempi diversi,le ha vissute comunque.

Come a dire ... ti capisco.

Un sorriso.Antonia.

desaparecida ha detto...

Ok facciamo così,io ti copio esattamente il commento come lo avevo scritto allora.....
Ma è qualcosa di così....di semplice.


Non ricordo la mia prima volta,ma ricordo i miei 15 anni vissuti alla potenza del sole,dove tutto era semplicemente possibile.
Ricordo quegli anfibi e quel centro sociale,quella parrocchia,e la politica a scuola.
Ricordo delle riunioni con gente molto più grande di me,ed un Cileno che mi spiegava la sua vita e quella del suo paese ed io che mi sentivo inadeguata nel mio microcosmo.
Ero una adolescente passionale e idealista e credo che lui provasse simpatia per la mia ingenuità,io ero ammaliata dal sentire la sua voce che era storia per me!
E’ rimasto in italia pochi mesi,non so che fine abbia fatto.
Ma ricordo una sera io e lui a cantare insieme questa canzone lui ricordava ed io sognavo.

JAENADA ha detto...

Pensavo a una bambina sulle spalle di suo padre al concerto degli Inti Illimani a Napoli nel 76 e a un quindicenne che in Sicilia canta "El pueblo unido" insieme ad un Cileno.Che dopo anni si incontrano casualmente su un blog e si immaginano quei ricordi l'uno al posto dell'altra.E immaginano il vero.

desaparecida ha detto...

mi si è allargato un sorriso dentro :)